Scattare una foto, farla passare di mano in mano, capire perché è stato scelto un determinato soggetto o una particolare situazione. Ma, soprattutto, proporre idee e soluzioni per promuovere un cambiamento nella vita di una comunità.
Funziona così il “Photovoice”, tecnica espressiva sviluppata a fine anni Novanta dalla ricercatrice statunitense Caroline Wang, che dà voce alle persone escluse dai processi decisionali e offre l’opportunità di mostrare la loro visione della società attraverso le immagini fotografiche.
Una opportunità che i ragazzi del Servizio Accoglienza Integrazione di Rivalta stanno sperimentando in questi giorni, insieme alla Consulta Giovanile e ai Centri Giovani nel primo laboratorio cittadino di Photovoice.
Il progetto è rivolto alla fascia d’età 18-29 anni. Divisi in gruppi, i giovani, lavoreranno su temi e argomenti di interesse comune, scattando fotografe per documentare nella maniera più libera ed espressiva i bisogni ma anche i punti di forza della comunità.
A coordinare i laboratori, organizzati dal CIdiS, dalle cooperative ORSo ed Esserci e dall’associazione Psicologi nel Mondo, saranno fotografi e formatori.
Concluderà il progetto una mostra allestita a inizio estate nelle sale del Castello.