Nessun caso di contagio e nessun sospetto di infezione. Al Bianca della Valle la “linea dura” paga

I numeri dell’incidenza del coronavirus nelle case di riposo piemontesi sono seri: al 31 marzo nelle RSA della regione sono stati eseguiti tremila tamponi: 189 quelli risultati positivi, con altre 1.100 persone in attesa di esami.

Chi sembra essersi mosso in maniera tempestiva ed efficace per affrontare l’emergenza è il personale della RSA di Rivalta: nessun caso di contagio e nessun sospetto di infezione. Al Bianca della Valle le procedure per contrastare la diffusione del virus sono iniziate ancor prima che la Regione emanasse specifiche direttive.

«Da quando abbiamo avuto il sospetto che si trattasse di un’epidemia – spiega oggi Angelo Amolaro, presidente del cda del Bianca della Valle – in accordo con il direttore sanitario della struttura abbiamo sospeso le visite di parenti e amici dei nostri degenti, evitando così contatti con l’esterno potenzialmente pericolosi».

Anche per il personale sono stati adottati specifici protocolli: a ogni cambio turno vengono eseguiti controlli sullo stato di salute, a iniziare dalla misurazione della temperatura corporea. E, nel caso di situazioni dubbie in famiglia, si procede a una sostituzione. «La cooperativa che lavora nella nostra struttura si è immediatamente resa disponibile e ha fornito al personale tutti i dispositivi di protezione necessari» aggiunge Amolaro.

A causa dell’emergenza e per scongiurare qualsiasi occasione di contagio sono stati sospesi tutti i lavori di manutenzione non necessaria: nella RSA entrano solo i tecnici per l’assistenza ordinaria e improrogabile, ma tutti rigorosamente con mascherina. Anche i volontari che si occupavano dell’animazione e dell’intrattenimento hanno dovuto sospendere le loro attività.

Il Bianca della Valle ospita 49 persone, prese in carico da due medici assegnati dall’ASL che visitano regolarmente due volte la settimana. «La “linea dura” sta funzionando e siamo contenti, perché prima di tutto vengono la salute e la sicurezza dei nostri ospiti» dice ancora Amolaro.

E, in un primo tempo, a storcere il naso per la chiusura sono stati più i parenti che i diretti interessati: «gli anziani che abbiamo in cura continuano la loro normale vita di sempre, nessuno si è lamentato».

E poi, la tecnologia in questi casi viene in aiuto«abbiamo provveduto a dotarci di tablet per permettere a tutti di parlare con figli e nipoti a casa, grazie alle videochiamate e a Skype».

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